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Albertario, Davide.

Sacerdote e giornalista italiano. Formatosi negli ambienti del Cattolicesimo post-risorgimentale, ne assorbì lo spirito, contrapponendosi alla classe dirigente liberale. Ordinato sacerdote nel 1868, nello stesso anno iniziò la collaborazione all'"Osservatore Cattolico" di Milano di cui assunse in seguito la direzione. Animato da un evangelico spirito di uguaglianza sociale, divenne il portavoce dei cattolici intransigenti, in contrapposizione ai clerico-moderati propensi alla collaborazione con il nuovo Stato. Dalle pagine dell'"Osservatore" combatté il liberalismo, non solo laico ma anche cattolico, denunciando il conservatorismo della classe dirigente liberale e l'incapacità di avviare una politica veramente unitaria. Propugnatore di una società cristiana interclassista, in contrapposizione alla società e allo Stato borghese, si fece assertore di un movimento sociale cattolico tale da aprire la Chiesa ai problemi del lavoro e porla alla guida delle classi lavoratrici, così da contrastare il movimento socialista, soprattutto nelle campagne. Questa posizione trovò un sostegno nell'enciclica Rerum Novarum del 1891 e, nel fervore del cattolicesimo della fine del secolo. A. fece proprio il concetto di democrazia cristiana introdotto da G. Toniolo, teorico della dottrina sociale cristiana. Dopo il Congresso cattolico di Milano del 1897, si schierò con i giovani democratico-cristiani, capeggiati da R. Murri, in contrapposizione alla vecchia dirigenza conservatrice dell'Opera dei congressi. Dopo i fatti di Milano del 1898 e la proclamazione dello stato d'assedio, fu tra gli esponenti della sinistra milanese considerati i capi dell'insurrezione (i socialisti Turati, Caldara, Lazzari e Anna Kulisciov, il radicale Romussi e il repubblicano De Andreis), che vennero arrestati e sottoposti a processo. Condannato a tre anni di detenzione ne scontò uno, nel carcere di Finalborgo, descrivendo questa sua esperienza in Un anno di carcere (Filighera, Pavia 1846 - Carenno, Bergamo 1902).